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Stanley Tucci: Searching for Italy. Alla scoperta di Torino e del Piemonte.

Da quando la CNN ha mandato in onda l’ormai nota serie televisiva Stanley Tucci: Searching for Italy, molte destinazioni del bel paese ancora sconosciute ai più hanno cominciato ad ottenere l’attenzione che meritano.

Una di queste destinazioni è senza dubbio la nostra amata e splendida Torino.

Torino. The former Italian capital and gem of Northern Italy

Torino. The former Italian capital and gem of Northern Italy

Ebbene sì, l’episodio numero 2 dedicato alla prima capitale d’Italia e alla regione Piemonte hanno visto un Tucci entusiasta e felicemente sorpreso di scoprire così tante meraviglie storico-culturali, architettoniche ed eno-gastronomiche brillare incastonate fra scenari da sogno.

In questa sede, e in funzione di ciò che è stato trasmesso durante la seconda puntata della serie, mi concentrerò in modo particolare sul vasto e illustre panorama culinario che appartiene a Torino e, più in generale, al territorio piemontese. Questa meravigliosa regione del nord Italia è infatti il Valhalla gastronomico ambito da esperti, appassionati e viaggiatori dal palato curioso. Data questa premessa: come avrebbe mai potuto non intrigare il nostro buon Tucci?

BENVENUTO A TORINO, STANLEY!

L’ immersione di Stanley Tucci nel multiverso culinario torinese inizia con il più celebre, dolce e gradito dei benvenuti: ovvero con l’iconico Bicerin.

Sì perchè, secondo un antico agio che vi suggerisco caldamente di seguire, non è possibile visitare Torino e non degustare la leggendaria bevanda signature della città a base di espresso, cioccolata e crema di latte – rigorosamente servita in un bicchiere rotondo di vetro (bicerin, secondo il dialetto piemontese). Bevanda che, a dire di Hemingway, andrebbe inserita fra le 100 cose al mondo da salvare. Come dargli torto…

Ebbene, Tucci si reca presso il luogo storico in cui circa duecento anni orsono viene alla luce questa delizia servita in tre strati di lussureggiante golosità; dunque visita la più antica caffetteria e cioccolateria della città, che è anche uno dei locali storici riconosciuto come fra i più antichi d’Italia.

a store front at day

Sto parlando del piccolo capolavoro di grande bellezza che risponde al nome di Caffè Al Bicerin (1761), dal 1856 sempre gestito unicamente da donne, custodi della ricetta segreta responsabile del simil Nirvana che raggiungerete già dopo il primo sorso. Provare per credere. E, se non ci credete,  chiedetelo a Tucci!

Bicerin di Torino. Caffè Al Bicerin.

Bicerin di Torino. Caffè al Bicerin.

DI ICONA, IN ICONA…

Se il Settecentesco Caffè Al Bicerin e la sua intramontabile creazione sono espressione di Torinesità allo stato puro, tratti identitari di cui noi locals da sempre ci serviamo per raccontare Torino a chi vi è in visita, ecco che un altro luogo, anch’esso Settecentesco e divino, si fa simbolo cardine non solo di Torino ma anche e soprattutto di Unità d’Italia.

a room filled with furniture and a large window

Sto parlando del Ristorante Del Cambio 1757, che va ad arricchire di magnificenza una delle piazze più affascinanti della città: Piazza Carignano.

Stanley Tucci passa così dall’iconico Caffè, luogo dal quale artisti del calibro di Dumas, Eco ed Hemingway restano incantati,  al leggendario Ristorante dove si sono avvicendati, o erano fedeli habituè, alcuni dei più illustri personaggi che hanno scritto la storia del nostro paese. Primo fra tutti, il bonvivant statista e ministro delle Finanze Camillo Benso Conte di Cavour, a cui, anche qui come Al Bicerin, viene dedicato un tavolo d’onore – tutt’oggi esistente, tra l’altro.

Ma non solo. Da Puccini a Maria Callas, da D’Annunzio a Audrey Hepburn, senza contare tutta la stirpe degli Agnelli, sono stati in molti a creare storia e memoria seduti tra quel manto di prorompente bellezza che è Del Cambio.

Ebbene, Tucci non avrebbe mai potuto restare indifferente a questo ricchissimo capitolo della storia italiana, declinato anche in chiave gastro-glamour.

Ma veniamo al piatto signature della tradizione piemontese e così anche di Matteo Baronetto, chef patron del ristorante 1 stella michelin.

Lei, La Finanziera. Il nome un poco austero rimanda alle giacche lunghe indossate dagli uomini d’affari che gravitavano nel centro di Torino e spesso sceglievano proprio il ristorante Del Cambio per i loro pranzi d’affari. O quanto meno, questa è una delle ipotesi accreditate circa l’origine del nome.

La ricetta della finanziera elaborata da Giovanni Vialardi. Cuoco di Carlo Alberto.

La Finanziera, piatto leggendario legato alla tradizione gastronomica piemontese.

Il piatto sembra risalire addirittura al 1450 e pare essere opera di un cuoco lombardo, Maestro Martino, che viveva nella zona del Monferrato.

Il Medioevo è ricco di ricette a base di frattaglie, parti cosiddette meno nobili dell’animale (quali creste di gallo, midollo, cervello, testicoli…) e da nord a sud Italia si trovano molti piatti a base di interiora passati alla storia.

Del resto quelli erano tempi in cui occorreva fare di necessità virtù, pertanto la cucina povera, la cucina dei contadini, diveniva ricca di creatività e a partire da ingredienti molto spesso di scarto si sono imposte ricette divenute leggendarie e intramontabili.

Come La Finanziera, appunto.

Ma in cosa consisteva e tutt’oggi consiste, esattamente, il piatto che ha messo alla prova il nostro Tucci?

La Finanziera. Iconico piatto della tradizione piemontese servito per la prima volta a Cavour presso il ristorante Del Cambio. Nell’immagine le parti meno nobili degli animali utilizzate per la preparazione del piatto.

Animelle di vitello, creste di galletto divenuto cappone, fegatini di pollo e vari altri scarti della macellazione di bovini sono tutti attori protagonisti di quello che è stato il piatto favorito del buongustaio Cavour.

Sebbene la descrizione, nè tanto meno la presentazione degli ingredienti, non fosse esattamente ciò che da un punto di vista di cultura del gusto molti di noi identificano come appetibili, l’impavido Stanley Tucci non si è tirato indietro ed ha manifestato tutto il suo virtuosismo assaggiando – non senza un pò di reticenza – anche i testicoli. Che, a quanto pare, ha definito deliziosi e dal gusto delicato.

Per quanto mi riguarda, gli credo sulla parola ma per quanto riguarda l’assaggio del piatto, passo. Perdonate la mancanza di… coraggio.

Oh, in tutto ciò vorrei condividere con voi due delle mie foto preferite di chef Abram – co founder di I EAT. Food Tours and Events, nonchè mio partner nella vita, che risalgono a quando era head chef e food consultant per La Farmacia Del Cambio. Se deciderete di partecipare alle nostre esperienze gastronomiche, sarà felice di raccontarvi aneddoti gustosi e intriganti sul luogo visitato da Tucci.

Chef Abram. Former head chef and food consultant at Farmacia del Cambio, Torino

Chef Abram. Former head chef and food consultant a La Farmacia del Cambio, Torino

a man cooking in a kitchen preparing food

IL DIAMANTE DEL PIEMONTE, AKA IL TARTUFO BIANCO

food on a table

E da Torino ci spostiamo nel regno di quello che è ufficialmente riconosciuto come il tartufo più pregiato e squisito al mondo: il bianco d’Alba.

Tucci incontra un uomo che, come potrete notare attraverso l’immagine a cui vi rimando più in basso, ha tutti i tratti dell’uomo di bosco, di colui che ci aspettiamo viva in stretta sintonia con la natura, gli alberi, il suolo… e il sottosuolo, dove dimorano nascosti i diamanti piemontesi.

Igor Bianchi è il Re dei Tartufi e ha svelato al neofita alcuni trucchi da trifolao navigato (trifolao è un termine dialettale piemontese che indica l’esperto di tartufi) su come rendere la caccia al fungo prezioso meno insidiosa.

Non senza fargli gustare una ricettina veloce ma dal successo assicurato: uova con scaglie di tartufo bianco. Da proposta colazione chic a super starter, merita certo l’assaggio. Ma non credo abbiate bisogno di essere convinti, dico bene?

Uova al tartufo bianco d'Alba.

 

 

 

Stanley Tucci, Searching for Italy. Piedmont Episode

Stanley Tucci, Searching for Italy. Piedmont Episode

CIN CIN AL BAROLO, IL RE DEI VINI PIEMONTESI

Termino il viaggio eno gastronomico percorso da Tucci tra Torino e la regione dei vini e del tartufo piemontesi, con la sua visita a Serradeneari, La Morra.

Qui Tucci avrà un vis a vis con quello che ha meritato l’appellativo di Re dei Vini Piemontesi: Sua Maestà il Barolo.

Composto da 100% uve Nebbiolo in purezza, il Barolo è un vino rosso a denominazione di origine controllata e garantita, la cui produzione è consentita solo in 11 comuni della provincia di Cuneo, tra cui Barolo,  Serralunga d’Alba e parte dei territori dei comuni di La Morra.

Proprio a La Morra Tucci incontra Giulia Negri che, da eretica barologirl, guida l’azienda di famiglia alla nuova maniera.

Ma cosa vuol dire eretica barologirl e cosa significa alla nuova maniera? In estrema sintesi, Giulia si oppone ad una visione dogmatica e forse un po’ passata di fare vino, e si apre al fascino euristico, ad un approccio metodologico basato sulla scoperta e dunque sulla ricerca continua di nuovi orizzonti, in cui navigare con una bussola un po’ speciale che è quella consapevolezza socratica  di sapere di non sapere come forma più alta di pensiero. Punto di partenza che non necessariamente volge verso un punto d’arrivo. Partenze e arrivi, infatti, si ripetono in un ciclo senza sosta.

Questa la mia interpretazione dell’essenza del suo pensiero, che cito di seguito:

Non esistono dogmi. Solo chi erra, chi sa viaggiare attraverso le profondità dei suoli e delle radici, delle stagioni, dei venti e del clima potrà trovare la bussola”.

Personalmente trovo questo approccio fecondo perchè libero dai condizionamenti del passato e portatore di un pensiero nuovo, più aperto e in linea con il nostro tempo. Dove celebrare la memoria è necessario quanto slanciarsi verso l’ignoto. Scoprendo tutto il fascino del nuovo e dello sconosciuto.

Ho apprezzato la scelta di Tucci di visitare le cantine Giulia Negri quanto lui ha apprezzato il loro Barolo!

GRAZIE, TUCCI!

Stanley Tucci è un attore  e regista di fama internazionale la cui fortunata serie Searching For Italy ha decisamente mandato in visibilio il pubblico statunitense. Pubblico che lo segue con entusiasmo e spesso sceglie le future mete da esplorare lasciandosi ispirare dai luoghi da lui visitati e dai suoi suggerimenti.

Ebbene, Torino e il Piemonte, sebbene abbiano tutto il potenziale per essere in cima alla lista delle destinazioni italiane imperdibili, rappresentano ancora una sorta di lato oscuro dell’Italia. Oscuro nel senso di ancora sconosciuto ai più oltre oceano.

Le celebrities rappresentano uno dei medium più potenti utilizzati ai nostri giorni per trasmettere informazioni, far veicolare messaggi e contenuti.

Nel caso specifico di Tucci, grazie all’episodio su Torino e sul Piemonte un foltissimo pubblico ha potuto esplorare virtualmente terre di cui molto probabilmente ignorava l’esistenza, decidendo di aggiungerle alla lista dei luoghi da visitare a più o meno stretto giro.

Per quanto riguarda l’audience di ospiti che sceglie di partecipare alle nostre esperienze del gusto, è composta all’80% da clienti statunitensi/californiani di cui il 100% ha seguito la serie di Tucci!

Un semplice episodio di una fortunata e seguita serie tv può trasformare il destino di una città, con ricadute significative sull’orbita di attività e servizi turistici -e non solo- che gravitano intorno ad essa.

Ora, non sono qui ad affermare che sia questo il caso di Torino. Non dispongo di dati a sufficienza per poterlo affermare. Tuttavia confido nel futuro prossimo della nostra città, che smetterà di essere la fanciulla d’Italia un po’ timida e introversa, trasformandosi in una donna matura, consapevole del suo valore e felice di mostrarsi al mondo… mantenendo però quel tocco di riserbo sabaudo che la renderanno  sempre speciale fra tante.

Ma ora vi chiedo: avete visto la serie di Tucci? Quanti di voi conoscono Torino e a che cosa collegate la città? Se vi fa piacere, fatemelo sapere!

A presto,

Cecilia

Note sull’Autrice

Cecilia Puca è sociologa di professione, ricercatrice per passione e  storyteller per vocazione. Innamorata delle storie buone da mangiare e da sempre affascinata dal multiverso enogastronomico, nel 2018 dà vita ad I EAT. Food Tours and Events a Torino. Insieme al suo compagno nella vita e nel business disegna itinerari del gusto ed eventi culturali e culinari rivolti ad una audience internazionale. Il suo è un approccio olistico multidisciplinare, che pone al centro le emozioni, le riflessioni, la componente creativa e la fruizione di esperienze ad alto contenuto immersivo ed empatico che mantengono il filo rosso del cibo e della condivisione.